Politica

Spot e canone

La televisione pubblica francese, sotto la spinta riformatrice del presidente Sarkozy, ha cominciato il suo viaggio verso la totale assenza di pubblicità: per ora non la si vedrà di sera, nel 2012 sarà cancellata. Qualche sprovveduto sostiene che si tratta di una misura punitiva nei confronti della televisione statale, mentre, al contrario, è l’unica via per assicurarle l’esistenza.
Difatti, non ne sono entusiasta, perché non so cosa sia il “servizio pubblico”, mi pare una presa in giro e sono favorevole alla privatizzazione. Ma devo ammettere che la tesi francese ha il suo fascino, perché crea uno spazio televisivo sottratto alla guerra dell’audience e dedicato alla qualità (con il risultato che, almeno nei primi giorni, gli ascolti sono aumentati). Insomma, cerca di dare una qualche definizione del servizio pubblico, appunto, giustificando una spesa statale.
Da noi le cose vanno all’opposto, perché nessuno, a parte quelli che difendono la pubblicità per principio (forse perché convinti che sia la parte buona delle trasmissioni Rai), si azzarda a dire che la scelta francese sia radicalmente sbagliata, ma ci si limita ad osservare che da noi sarebbe impossibile. E perché? Semplice: perché i costi della Rai sono troppo alti, già non si riesce a coprirli incassando il canone e raddoppiando la cifra con la pubblicità, e figuriamoci, quindi, quanto dovrebbero pagare i cittadini se sparissero gli spot, almeno il doppio. Che è un modo di ragionare limpido, secondo il quale tutto si può fare tranne ciò che si dovrebbe: tagliare a far diminuire le spese.
Il mondo politico è pressoché unanime nel volersi tenere la Rai, e noi siamo in infima minoranza nel proporre quel che ci sembra giusto: vendetela. Dicono che la Rai deve esistere perché garantisce il pluralismo. Balle, è solo spartizione. Dicono che serve alla cultura. Come no? Difatti è culturale domandarsi se è meglio il pacco sedici o quello tre. Un giorno qualcuno chiarirà a cosa serve la Rai: a mantenere in vita una tassa, indecente e truffaldina, denominata “canone”. Un vero successo di pubblico.

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