Non ci sarà un Nazareno economico. Va bene l’accordo per riformare la Costituzione, ha detto Matteo Renzi (intervista al Messaggero), ma non è ipotizzabile estenderlo all’economia. “Se ci sono singoli argomenti su cui sono d’accordo, ben venga, ma mi sembra difficile”. Messa così, è impossibile. Supporre che dopo la conferma della recessione l’opposizione appoggi singoli provvedimenti, senza impostare programmi e finalità comuni, è un modo per impedirlo. Il Nazareno economico lo avevo qui auspicato, ingannato dalla realtà e dal desiderio che la recessione non vada sprecata. Dalla speranza che dalla durezza dei dati nascesse una risposta non parolaia. Ma se quel Nazareno non c’è, quello costituzionale a che serve? A predisporre un sistema legislativo che sarà più efficace nel 2019? (se si escludono, come Renzi dice di escludere, le elezioni anticipate ne discende che il nuovo Senato nascerebbe dopo lo scioglimento di quello esistente, nel 2018). C’è in giro un solo grullo disposto a supporre che si possano attenderne i benefici per quattro o cinque anni? Va a finire che il Nazareno si potrà cantarlo sulle note della colonna sonora del primo film di Fantozzi: “Facciamo finta che”. Facciamo finta che si riforma l’Italia, così abbiamo qualche cosa da dire alle elezioni anticipate.
Impossibile immaginare la continuazione del surplace chiacchierino. E’ evidente che i dati dell’economia italiana sono divenuti il principale problema della Banca centrale europea. E’ evidente che se siamo in recessione, mentre gli altri hanno messo il segno positivo davanti al prodotto interno lordo, la causa non è da cercarsi nella moneta che abbiamo in comune. Ed è solare che, anzi, il solo conto che migliora è quello della spesa per interessi, ma non per merito nostro, bensì della Bce. Mario Draghi non può continuare a comprare tempo per un’Europa immobile e il fatto che l’Italia (terza potenza economica e seconda industriale) annunci di averne bisogno fino al 2019 fa sì che verso di lui si rivolgano gli sguardi torvi di chi non lo ama.
Ma no, risponde Renzi, adesso procederemo con maggiore lena. Si dovrebbe, quindi, immaginare un Parlamento nel quale le riforme costituzionali vanno passando, grazie al Nazareno, cammin facendo mettendo dita negli occhi (e non solo) alla sinistra della sinistra, salvo poi far passare la riforma del mercato del lavoro senza Nazareno, quindi con l’entusiasta partecipazione di quella sinistra che non solo crede nel contrario, ma è reduce dall’essere stata seviziata. Ce ne vuole, d’immaginazione. Mentre questo accade si riesce anche, per non aumentare la pressione fiscale, a praticare tagli della spesa pubblica. Che tradotto nel linguaggio di quella sinistra significa: ridurre le garanzie e il soccorso ai bisognosi, abbandonando gli svantaggiati. Temo che non basti neanche l’immaginazione.
Vedo che i consigliori del presidente del Consiglio s’affrettano a dire che i dati negativi sono colpa del mondo, della crisi ucraina, della frenata tedesca. Non è che abbiano torto, è che siamo all’inizio. Voglio vederlo l’inverno (che prima o poi arriva) con la crisi del gas che ci colpisce da est e da sud. Il fatto è che serve a nulla indicare i cattivoni, serve conoscere i rimedi. Andar più veloci nella riforma del Senato? Impostare una riforma della giustizia che finge di far pagare i magistrati che sbagliano, ma non fa l’unica cosa utile, bloccarne la carriera? O che allunga la prescrizione, che è come adattare i pantaloni di chi cresce segandogli le gambe, anziché allungare le braghe? Ci balocchiamo in discussioni di tal fatta? Ecco, questa è la ricetta ideale per sprecare la recessione, per non coglierne l’aspetto più promettente: costringere a gettare la zavorra e puntare sulle sole vele che ancora prendono il vento (che sono tante e forti).
Il fatto che Renzi punti alle elezioni anticipate non è scandaloso. Ci sta. Può dire: voglio fare le cose che servono, ma non ho la forza che serve, sicché la chiedo agli elettori. Ha un senso. Ma lui dice il contrario e concentra gli sforzi su cose pur utili (se fatte bene), ma non prioritarie. E’ tattica, mi si dirà. Ma a esagerare in tatticismo si lascia l’impressione che l’unica strategia nella quale si crede sia la prima persona singolare. Un talento che andrebbe sprecato. Nessuno avrebbe ragione di gioirne.
Pubblicato da Libero