Politica

Sul cattivo Strada

Gino Strada è riuscito, con parole semplici e sincere, a raffigurare tutta l’insipienza del pacifismo un tanto al chilo. A Kabul, rivolgendosi a Parisi, ha detto: gli aiuti medici siano da preferire a quelli militari, molti ospedali si sarebbero potuti costruire con quel che si è speso per fare la guerra. Un monumento luogocomunista.

Si sarebbero potuti fornire gli ospedali ai talebani, avendo cura, nel rispetto delle diversità culturali, di far curare le femmine dalle femmine ed i maschi dai maschi. Con l’occasione si sarebbero potuti diffondere i disinfettanti quando, applicando in modo blasfemo la legge coranica, si fossero amputate delle mani o lapidate delle adultere, perché, diciamolo, un moncherino è pur sempre meglio di una setticemia e la nostra vocazione è quella della riduzione del danno. Con lo stesso spirito pacifista ed internazionalista si potrebbero vaccinare tutti i bambini ceceni, in modo da consegnarli immuni da germi a chi provvederà a massacrarli a scuola. Avremmo anche dovuto, se avessimo avuto coscienza democratica, avviare un serio programma di prevenzione della carie presso i curdi, talché Saddam potesse gasarli senza prima far vivere loro quei fastidiosi mal di denti. E non ci pentiremo mai abbastanza di non avere provveduto alla prevenzione dell’infarto nel mentre Milosevic, inseguendo il sogno della grande Serbia, passava la livella del genocidio su cardiopatici e non. In Ruanda non abbiamo provveduto a curare i mal di testa provocati dalle roncolate con cui Hutu e Tutsi si sfondavano il cranio, e quanto sarebbe stato increscioso inviare l’esercito per bloccare la scucuzzata. Adesso, in Somalia, mandiamoci i carmelitani scalzi a magnificare i pregi dell’aspirina, nel mentre i fondamentalisti portano tutti nel buio della violenza religiosa. E se l’Iran dovesse minacciarci con la bomba atomica, replichiamo offrendoci volontari per aprire cliniche dermatologiche, così utili in caso di radiazioni vaganti.

Strada neanche è sfiorato dal sospetto che la scuola e la storia della libertà è fatta di guerre, di conquiste armi in pugno, per abbattere dittatori, carnefici, genocidi e liberticidi. Forse non sa che la libertà italiana è frutto di una guerra, anche civile. A lui basta che ci sia l’ospedale targato Emergency, dove farsi fotografare.

Condividi questo articolo