Politica

Tangenti nomadi

Che si chiamino “nomadi” quelli che s’accampano in un posto e ci restano a vita è un’offesa al vocabolario. Fatto è che malaffare e tangenti sono stanziali. L’ennesima inchiesta penale s’annuncia al popolo nel più classico dei modi, ovvero con delle misure di custodia cautelare, nel mentre i giornali mettono in pagina titoli che sono già sentenze. Immarcescibilmente fedele al garantismo, nel ricordare che gli indagati sono da considerarsi innocenti, mi chiedo se qualcuno pensa, in attesa delle sentenze, di occuparsi di quei campi.

Di recente, a causa di una lite scoppiata fra due abitanti di un altro campo, nei pressi di Rosarno, quando c’è scappato il morto, abbiamo appreso quello che gli abitanti e gli amministratori della zona sapevano già: il campo, illegittimo da almeno sei anni, è ancora lì. Con il suo contorno di degrado e d’inumanità. Questa è la cosa più grave, anche se sembra difficile rendersene conto e provvedere. Se si tollera l’illegalità si genera ancora maggiore illegalità.

Non sopporto la retorica cattivista, come mi sta sul gozzo quella buonista. Considero incivili le distinzioni sulla base di etnia, religione o colore della pelle. Sono certo, come stabilisce la legge, che quanti legittimamente si trovano in Italia (quelli illegittimi dovrebbero essere buttati fuori) hanno i miei stessi diritti. Come anche i miei stessi doveri. Ma, appunto per questo: se mi accampo, magari con i familiari e i conoscenti, in un qualche giardino pubblico o in uno spiazzo non altrimenti occupato, se vado a viverci e colà cucino i miei pasti e conduco la mia vita, più prima che dopo arrivano le forze dell’ordine e mi sloggiano. Se ci riprovo queste devono scegliere se portarmi al manicomio o in galera. Escludo, invece, che qualche coraggioso giornalista venga mai a chiedermi come mi trovo, talché io possa rispondergli che è scandaloso non siano ancora state fatte le fogne e non mi siano stati messi a disposizione servizi igienici degni di questo nome. Ho come l’impressione che nessuno si muoverebbe a compassione. Né me lo aspetterei, visto che il mio comportamento sarebbe esecrabile e in violazione delle norme.

Perché basta non essere cittadini italiani per ricevere un trattamento più accondiscendente? Perché, sento dire, sono persone bisognose. Non ha senso. Intanto perché anche degli italiani possono essere bisognosi, nel qual caso è bene soccorrerli, seppure senza indurli a restare bisognosi a vita. Poi perché se vado a vivere in un altro Paese o sono in grado di lavorare e mantenermi, oppure mi mandano via.

Al netto del malaffare, che ovviamente va punito, quel che si deve fare è considerare loro così come sarei considerato io. Nulla di meno. Nulla di più.

Pubblicato da Libero

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