Politica

Teste di coccio

Ai partiti interni alla galassia laica non basta convenire su molte cose, vorrebbero poter avere idee e proposte identiche su tutto, il che, naturalmente, non avviene neanche al loro interno. E’ vero che non vi è stata alcuna diversità di opinioni su tutti i temi posti al centro della comune riflessione, nel corso dei giovedì convocati da L’Opinione, ma c’è sempre qualche cosa che non è stata discussa, o non abbastanza.

Se non li conoscessi penserei che questi laici, dai repubblicani ai socialisti, dai liberali ai socialdemocratici, per giungere ai radicali, sono davvero puntigliosi nel volere un programma preciso e condiviso. Invece li conosco, e so che questa è una scusa per non accettare di prendere atto della realtà.

E la realtà è la seguente: quest’area politica è stata piallata. Le rappresentanze parlamentari, mettendo assieme gli affini eletti da una parte e dall’altra, sono ridotte al lumicino (nel caso dei radicali a zero). Il peso politico interno ai due schieramenti non può vantare neanche i lumicino. La prospettiva è quella di tornare a chiedere, battendo i piedi quanto vi pare, mostrando l’orgoglio del blasone quanto vi pare, ma tornare a chiedere, ciascuno per proprio conto, di avere spazio elettorale concesso dalle formazioni più grosse. Ed il problema di fondo è questo: i partiti sono convinti di spuntare un risultato migliore standosene divisi, piuttosto che impegnandosi a raggiungere una massa critica che li renda soggetto politico.

Ora, sinceramente, io non so se uniti spunterebbero risultati migliori, in termini di eletti. So che se lo avessero fatto alle elezioni europee, come noi chiedevamo, la risposta sarebbe affermativa. Ma so anche, ed è la cosa più importante, che il mondo non si muove solo dentro ai partiti, che c’è una vasta realtà che chiede di essere rappresentata, che il sistema del bipolarismo bastardo si avvia a finire, e che i partiti si comportano come se tutto questo possa ricondursi ai loro tempi, alle loro esigenze, al loro modo d’intendere la politica. Errore, perché così si diventa sempre più irrilevanti.

Parli con ciascuno di loro, e tutti ti dicono: giusto, hai ragione, quindi entra dentro il mio partito e facciamo la battaglia insieme; anzi, fai tu la battaglia interna. Questa messa laica non ha senso, questa liturgia del niente è totalmente autoreferenziale. In definitiva è una ricerca della sopravvivenza, scissa dalla vitalità, dalla forza delle battaglie, dalla passione per le idee.

L’ultimo giovedì laico, quindi, è servito a vedere che nessuno di questi partiti abbandona la prospettiva di una maggiore coesione, ma, complessivamente, non sono pronti. Ed allora? Allora penso che questi partiti siano importanti, che li abbiamo sollecitati fin qui e continueremo a sollecitarli, parlando loro il linguaggio della sincerità e della chiarezza, come si deve a degli amici, ma fermarci ad attenderli no, questo non possiamo farlo, non ce lo possiamo permettere. Il lavoro continua, e riprende dai rapporti con le associazioni, i gruppi, le individualità che nel mondo dei partiti non si trovano perché da quel mondo sono allontanate. Riprende così come lo sappiamo fare, sollevando questioni, proponendo idee, animando battaglie.

Speriamo sempre che i partiti s’accorgano di quali possibilità di crescita esistono, se solo si ragiona in modo diverso. Sono organizzazioni piccole, le loro, diroccate, ma pur sempre organizzazioni. Ci servono, sarebbero preziose, se solo le si facesse funzionare per la politica. Ma non bastano. E’ stato detto che sono solo dei cocci. No, sono di più, l’importante è che le teste, quelle non siano di coccio.

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