Le firme false colpiscono ancora e, per la seconda volta, in Piemonte. In queste condizioni le elezioni dell’anno scorso non sono valide e i piemontesi dovranno tornare alle urne, probabilmente in autunno, per scegliere il presidente e i consiglieri regionali. A decidere, teoricamente, sarà il Tribunale amministrativo regionale, il prossimo 9 luglio, ma la procura già indaga e per Sergio Chiamparino e il Partito democratico rischia d’innescarsi una lunga e non onorevole agonia. Il perché lo si capisce rispondendo a queste domande: 1. come facciamo a essere sicuri che le firme sono false; 2. perché far finta di niente è impossibile; 3. come si fa a evitare che questa roba, già vista tante volte, si ripeta all’infinito.
1. Il problema, sottoposto alla giustizia amministrativa, deriva, in questo caso, dal fatto che moltissime firme (nelle liste del Pd e a sostegno di Chiamparino), sono autenticate dalla stessa persona, salvo il fatto che la stessa (Pasquale Valente, all’epoca consigliere provinciale del Pd) ne disconosce una parte. E’ falsa la firma che autentica le firme. Ma mettiamo, per ipotesi, che si superi questo ostacolo (non so come), le firme restano comunque false, anche quelle autenticate autenticamente. La ragione è semplice: la firma dell’elettore non deve solo essere autenticata, ma posta in calce alla lista dei candidati e innanzi all’autenticatore. Siccome le liste le hanno chiuse all’ultimo minuto e le firme le hanno autenticate in blocco, escluso che, nella notte, 2180 persone fossero in fila per firmare, davanti al medesimo autenticatore, ne deriva che sono false. Nel senso, almeno, di falsamente apposte su false liste in falso luogo.
2. Non c’è alcun dubbio che, nonostante questo difetto formale, gli elettori hanno votato a favore di Chiamparino, consegnandogli il premio di maggioranza. Complimenti ancora. Ma ci sono due problemini: a. che la volontà degli elettori prevalga sempre e comunque sul rispetto della legge devo averla già sentita, ma mi pareva che proprio la sinistra, e neanche a torto, se ne scandalizzasse; b. si votò nel 2014 perché il precedente eletto, Roberto Cota, anche lui inequivocabilmente e liberamente votato, aveva firme false nelle sue liste.
Voglio escludere che Chiamparino, ad un certo punto anche autorevole candidato alla presidenza della Repubblica, stia anche solo pensando di superare il problema attaccandosi ai codicilli (dove, del resto, non fa presa), e voglio sperare ci risparmi lo strazio impostoci da Cota, con anni di ricorsi e rinvii.
3. Siccome quella delle firme false è un’epidemia, cui scampano, a quel che sembra, solo quelli su cui non si esercitano controlli, forse è il caso di eliminarle. Conosco l’obiezione: senza la raccolta di firme avremmo troppe liste e schede lenzuolo. C’è un diverso rimedio: per presentare una lista si versi una cauzione, non esagerata, ma significativa; se la lista prenderà più dell’1%, sarà restituita; se prenderà meno, la perdono. Un elettore su cento, con l’aria che tira, è soglia meritevole d’esposizione, posto che la democrazia crepa per mancanza, non per eccesso d’offerta. Se neanche quello trovano sono degli sfortunati, o dei disturbatori della quiete pubblica. Pagandola in sonante moneta, vedrete che il vizio gli passa. Intanto noi tutti ci liberiamo dalla sgradevole sensazione che l’insieme degli eletti sia il frutto di un precedente imbroglio.
Pubblicato da Libero