Politica

Trattabile

giacalone editoriale la ragione 20 agosto

Le differenze restano. La questione del cessate il fuoco – premessa necessaria per gli europei e passaggio saltabile per gli americani – segnala una sostanziale diversità politica. Ciò non toglie che nel presentarsi uniti, nel ritenere improponibile l’abbandono degli ucraini al loro destino, nell’escludere che con Putin si possa negoziare concedendo con il dialogo quel che non è stato capace di prendere con le armi, i Volenterosi europei hanno salvato l’idea stessa di Occidente. E hanno esercitato un peso notevole, modificando l’atteggiamento della Casa Bianca. I trionfalismi non sono ragionevoli, tanto più che la guerra continua e la sua conclusione non è vicina, ma i disfattismi – che tanto vanno di moda nella pubblicistica e nella politica europee – sono stati sbugiardati.

Ha sbagliato i suoi calcoli Putin, perché l’Occidente non si è diviso, gli europei non si sono piegati e gli ucraini sono stati e sono aiutati in base a un principio e a una convenienza. Lui aveva scommesso sull’opposto. Ha sbagliato anche Trump, pensando che il taglio delle forniture militari statunitensi e la pretesa di farsele pagare avrebbero indotto gli europei a sparpagliarsi e andare – come con eleganza ebbe a sollecitare – a umettargli le terga. Lui ci contava, ma è successo l’opposto. Questi sono due enormi meriti europei.

Cos’è questa se non politica estera? E cos’è se non una politica estera comune europea? Di più: una politica estera comune che, per superiori ragioni di convenienza, sicurezza e principio ha superato di slancio la ferita della Brexit. Tutto questo non solo accade sotto gli occhi di tutti, ma per ottenerlo non è stato necessario modificare i trattati o convincere anche le quinte colonne putiniane (come l’ungherese con cui la destra italiana si strofinava). I Volenterosi non sono altro che una versione di fatto della cooperazione rafforzata, per giunta allargata al Regno Unito, e non contrasta in nulla con i Trattati (che ne descrivono le forme) e vede partecipe la Commissione europea. È molto. Ed è singolare non lo si sottolinei, per giunta con la soddisfazione di farne parte come Italia, grazie al realismo (e sì, anche al trasformismo) di chi governa (mentre la sinistra si disallinea e perde l’ennesima occasione di anticipare e incalzare il governo).

Il cessate il fuoco è questione dirimente perché gli europei non si fidano delle parole di Putin, considerandolo un professionista della menzogna, mentre Trump tende a dargli credito, considerandosi più furbo e intelligente di lui. E questo potrebbe essere il più grottesco dei suoi errori. Il fondato timore è che chi ha aperto una guerra e non riesce a vincerla abbia preso a parlare di pace e a discuterne sciattamente le condizioni al fine di indebolire e dividere il fronte che gli resiste. Quindi gli si pone la condizione: se vuoi negoziare, che si cessi il fuoco. Trump gli ha dato molta corda, molto tempo, molto impegno nel fiaccare gli ucraini, rifiutare questa condizione gli consente di continuare a bombardare – come ha fatto durante gli incontri negli Usa – e negoziare a lungo fin quando non riterrà d’essere in più consistente vantaggio. Quindi la guerra e i massacri continuano. L’unità dei Volenterosi non basta a fermare Putin, ma è riuscita a trattenere Trump.

La situazione adesso è più trattabile, ma tutt’altro che risolta. Si può sperare che incontri diretti fra Putin e Zelensky risolvano il conflitto, ma si fa molta fatica a crederci. In ogni caso si è evitato il peggio e possiamo esserne non paghi, ma fieri.

Alla luce degli ultimi passaggi, inoltre, forse tanti giudizi pesanti sull’accordo relativo ai dazi meriterebbero d’essere ritirati. I dazi sono roba di Trump, sono un atto d’ostilità e sono un danno. Lo scontro commerciale avrebbe limitato il danno? Di sicuro avrebbe ostacolato o impedito il ruolo degli europei alla Casa Bianca. Il 15% non è un bene, ma un male, eppure è gestibile. Il vizio ipocrita di scaricare le colpe sulle istituzioni europee genera impotenza. In chi lo pratica.

Davide Giacalone, La Ragione 20 agosto 2025

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