Finalmente una voce sensata, scientificamente fondata ed europeista. Quella del lituano Vytenis Andriukaitis, commissario europeao per la salute e la sicurezza alimentare, che ha sostenuto non solo l’opportunità, ma la necessità di rendere libera la ricerca e la coltivazione degli Organismi geneticamente modificati. C’è una norma europea, secondo cui la coltivazione deve essere sicura e sicuramente non nociva. Una volta accertata questa condizione, che dentro l’Ue già vale per 58 diversi prodotti, non è né ragionevole né giusto che si riconosca agli stati nazionali i diritto di impedire ai propri cittadini quello che ad altri europei è consentito. Qui lo sosteniamo da tempo, ma ripetutamente s’impantana nella palude italica della superstizione, della propaganda non innocente e degli interessi miseri. Una buona occasione per ricordare, inoltre, che gli avversari dell’Ogm pretendono di vestire i panni della natura e del contrasto alle multinazionali, in realtà sono agghindati con gli insetticidi e con i vestiti delle multinazionali della chimica.
E’ un bene che Andriukaitis sia venuto, all’Expo, a difendere le ragioni dello sviluppo e dei diritti europei. Ho sostenuto l’Expo è non ho mai pensato che sarebbe stato l’insuccesso da molti desiderato, ma, oltre all’architettura e alla ristorazione, sarà bene non dimenticare il tema che lo impegna: nutrire il pianeta. Oggi lo si fa anche con gli Ogm, che, del resto, nutrono tutti noi italiani, visto che le carni che mangiamo sono allevate con quei mangimi. Ed è un bene che sia stato un commissario europeo a usare parole chiare, perché il significato originario dell’Unione è proprio quello di creare uno spazio in cui i cittadini e le imprese abbiano eguali diritti e libertà di movimento. I governi italiani, da tre lustri, negano diritti considerati normali altrove, impoverendoci tutti e favorendo la fuga dei ricercatori.
L’Ue non si risparmia, quando si tratta di normare e regolamentare anche quello che si potrebbe trascurare: da dove defecano le vacche a quanto devono essere grandi le vongole, ma è colpa solo nostra se riusciamo a non opporci a quel che è demenziale e c’incaponiamo a bloccare quel che è ragionevole e conveniente. Troppo comodo prendersela sempre con l’Ue, quando poi sono i governi italiani a metterci in condizione di svantaggio. Compreso il governo attualmente in carica, che alla colpa di prolungare una imbarazzante superstizione aggiunge quella di avere chiesto una mediazione (durante il semestre di nostra presidenza) che consente ai feudatari nazionali di bloccare il proprio contado, novelli signorotti da far cadere. E proprio gli Ogm dimostrano una cosa imbarazzante: quando si tratta di rendere servizi alle lobbies della conservazione e alle rendite di posizione, anche a costo di danneggiare la competitività presente e futura dell’Italia, i nostri governi sanno imporsi eccome; quando, invece, si tratta di difendere interessi collettivi e di civiltà, dimostrano un’arrendevolezza che sconfina nell’ignavia. Anche in questo caso: sciocco e inutile prendersela con l’Europa, visto che le responsabilità sono dialettali.
L’impronta culturale del mercato comune europeo (uso a ragion veduta la vecchia denominazione) non è per niente liberista, ma, all’opposto, per ragioni culturali, politiche e storiche, semmai pianificatoria. Non è un bene, ma è un fatto. A maggior ragione risulta suicida chiamarsi fuori dalle aperture e dalle normative che allargano gli spazi della libera iniziativa, come abbiamo fatto e continuiamo a fare con gli Ogm. Per giunta facendoci forti di un presunto pregiudizio dell’opinione pubblica, a sua volta frutto d’ignoranza e cattiva informazione, nonché necessaria premessa per quel raggiro a scopo di lucro che è il mercato del “biologico”.
Fra i tanti che sono pronti a sparare a tre palle un soldo, malpensando di una Ue tutta fatta di banche e moneta unica, c’è qualcuno, pochi o almeno uno pronto a cogliere un tema che non è né bancario né monetario? Sarebbe un modo per dimostrare di non essere solo propagandisti orecchianti, ma anche politici pensati e capaci di porsi il problema della nostra sopravvivenza produttiva.
Pubblicato da Libero