Politica

Ultima spiaggia

C’è un clima da ultima spiaggia. Da: o la va o la spacca. Ora prova Matteo Renzi, il cielo non voglia che fallisca, ove accadesse saremmo nelle mani del destino. O della troika, che poi sarebbe la parte bara del destino medesimo. Non ha senso. E’ evidente che di tempo ne abbiamo perso molto e che sarebbe bene non perderne altro, dato che costa, ma un eventuale fallimento operativo di Renzi non sarebbe la fine dell’Italia, bensì quella del Partito democratico. Hanno il presidente della Repubblica, quello del Senato, quella della Camera (da loro eletta e loro alleata), quelli del Consiglio, due (che hanno avvicendato per decisione interna di partito), se non riescono a cavare un ragno dal buco non è segno che il ragno è invincibile, ma che il buco sono loro.

Quelli che si sentono all’ultima spiaggia sono i cetacei di una sinistra che ha orrore di sé, ma ancor più le repelle il diverso da sé. Vogliono in esclusiva il diritto di parola per potere meglio parlar male di quel che sono, mentre considerano oltraggioso che altri, magari anche con qualche maggiore coerenza e ragione,  pretendano di farlo. Gli spiaggiati sono esattamente quelli che Renzi dovrebbe archiviare fra gli errati orrori del passato.

Segnalo che fra i renziani accorrenti ce ne sono molti che lo snobbarono, derisero e trascurarono quando il giovane leader dava il meglio di sé, ovvero quando arrotava la lama con cui tagliare gli ormeggi della sinistra ideologica, mandandola alla deriva. Vecchiume che imprigiona non solo la sinistra politica, ma l’intera flotta del luogocomunismo. Allora eravamo noi a parlarne con interesse e condivisione. E segnalo che sia i simpatizzanti di oggi, antipatizzanti di allora, che gli antipatizzanti odierni, fra i quali imminenti ministri, sembrano concordi su un punto: il governo Renzi sarà un governo politico e di sinistra, nel segno del Pd. Non riesco a immaginare errore più grosso. Se Renzi ha conquistato la segreteria di quel partito è perché quel partito già non esisteva più. E, del resto, quando ancora Pier Luigi Bersani non lo aveva matato gli elettori e i militanti della sinistra lo avevano schifato, il buon Renzi. Dalla sua parte ci sono sempre stati quelli che hanno i piedi per terra e le mani negli affari, ci sono stati più i comunisti veri delle terre rosse, specie se cooperanti, che non la sinistra moralista del caos mentale post manipulitista. Sarebbe sciocco, da parte sua, quindi, confinarsi nel mondo che già si predispone al rigetto.

Componga il governo con persone di qualità, nessuna delle quali debba fare un tirocinio per sapere di cosa diavolo si occupa il ministero dove si troverà. Di esperti e società civile di tal fatta non se ne può più. Scelga per l’economia chi sia di garanzia per la Banca centrale europea, ma sappia anche praticare subito l’abbattimento del debito mediante dismissioni. Rivolga il discorso programmatico al Parlamento, e non alla maggioranza (appena fallita), che è tale solo per scherzo e in ragione di un imbroglio: senza Sel il Pd non avrebbe nessuna maggioranza alla Camera, e Sel è all’opposizione. Ha ambizione sconfinata, Renzi, punti a una maggioranza senza confini. Se escono i numeri giusti fa Bingo e festeggiamo tutti, perché sono anni che l’Italia va avanti con il pilota automatico, programmato in idioma foresto. Se, invece, dovesse fallire, allora abbia l’onestà e il coraggio di riconoscerlo il più presto possibile, sperando che il Quirinale non insista nel tragico errore di considerare le elezioni la cosa peggiore. Avremmo dovuto votare assieme alle europee. Renzi ne era consapevole e verso quello andava.

All’ultima spiaggia ci si trovano quanti si sentono navigati e tosti, ripetutamente dimostratisi naufraghi e mosci. L’Italia no. L’Italia non schiatta su quella rena. Alle brutte si prenderà l’ombrellone e il cocomero, traslocando le trippe in una baia meno supponente. La teoria dell’ultima spiaggia serve ad una sola cosa: annunciare la fine ingloriosa del tentativo in atto e avviare la resa disonorevole alle quadrate legioni della finanza. Si opponga resistenza.

Pubblicato da Libero

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