Politica

Una pericolosa politica estera

Non so più in quale campo il governo stia dando la peggiore prova di sé, ma so che le nefandezze della politica estera non si devono alle pressioni della sinistra radicale ed antagonista, bensì all’asse fra Prodi e D’Alema. La sinistra di governo ha una pessima politica estera.

Dice D’Alema che si devono mantenere aperti i canali del dialogo per non regalare Hamas ed Hezbollah ad Al Qaeda. Peccato che con la sua dottrina si regalano i palestinesi ad Hamas ed il Libano ad Hezbollah, tutte e due forze del fanatismo religioso, tutte e due desiderose di cancellare Israele, tutte e due nemiche di quel che “occidente” significa. Affermare che non si può affrontare il problema palestinese se non parlandone con Hamas, nel mentre è in corso una durissima guerra civile e nel mentre parte della popolazione palestinese deve la propria sicurezza alle truppe israeliane, equivale ad avere già tolto dall’elenco degli invitati Abu Mazen ed i palestinesi che desiderano l’autonomia senza per questo volere divenire ostaggi dell’estremismo islamico. Il falso realismo di D’Alema, in altre parole, equivale ad evitare un conflitto dandosi per persi prima di cominciare. Il che comporta l’infinito cinismo di negare la pace ai palestinesi.
La sinistra che era all’opposizione si svegliava la mattina bevendo latte ed Europa, intonando un mantra europeista dai contorni non sempre nitidi. La sinistra di governo ha portato l’Italia fuori dall’Europa, essendo quella posizione eccentrica rispetto non solo alla politica inglese, ma anche a quelle di Germania e Francia. Non è senza significato che Kouchner, ministro socialista della Francia sarkoziana, abbia dovuto segnalare il totale dissenso dal collega italiano. La sinistra di governo italiana, pertanto, è distante anche dalla sinistra europea.
Tutto questo dovrebbe far muovere altre forze della sinistra, dovrebbe provocare reazioni, aprire discussioni. Lo stesso Fassino, che ebbe parole importanti per Israele, si limita a trattare la faccenda con un doroteismo utile, forse, a dirimere i contrasti in una municipalizzata. Non succede nulla, invece, c’è gente che si candida a leader della sinistra, ma non sente il bisogno di dire subito quel che pensa della politica estera. Una deficienza antica, cattocomunista, della quale non riescono a liberarsi.

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