Politica

Urne smarrite

Le elezioni amministrative si terranno il 5 giugno e le urne dei ballottaggi saranno aperte il 19. La data non è ancora ufficiale, solo probabile. Ed è questo il fatto curioso, a tratti grottesco: i candidati sono in pista, dopo apposite liti interne agli schieramenti e dopo primarie variamente taroccate; la campagna elettorale è in corso, con tanto di dibattiti e confronti organizzati dai vari mezzi di comunicazione; i rispettivi schieramenti, interni o comprendenti i partiti, sono pronti a trarre da quel voto indicazioni e giudizi con valore generale e nazionale; ma il tutto avviene senza sapere quando i cittadini potranno dire la loro. Un dettaglio? Tutt’altro, è un elemento decisivo.

In ballo non c’è solo il risultato delle elezioni, che è al centro delle preoccupazioni e delle speranze di candidati e partiti. Oltre alle loro gare, interne ed esterne, c’è un non trascurabile valore da tutelare: la legalità. Dalla data delle elezioni dipende l’effettività delle norme che regolano la campagna elettorale, compresa la mitica “par condicio”, che un tempo fu baluardo di libertà, mentre oggi è considerata un intralcio. Per essere più precisi: era utile quando serviva a limitare e indebolire una sola parte politica, mentre oggi il dilagare dell’altra parte è vissuto come la naturale conseguenza del sapere occupare la scena. Oltre che la televisione di Stato. Fui antipatizzante della par condicio e non ho motivo di ricredermi, ma l’attitudine conformista  e doppipesista di tante nobili coscienze è una delle cose che mette di buon umore. Non perdetevela.

A questo si aggiunga che si passa dalla passione maniacale nel denunciare costi e sprechi della politica (dimenticando che sono anche costi della democrazia) al lasciare che esistano campagne elettorali senza conosciuta scadenza, il che significa con costi variabili e crescenti. Chi ha soldi e agganci compra spazi e calibra presenze, mentre chi ne difetta non sa di quanto ossigeno ha bisogno, perché non sa quanto durerà l’apnea.

Non bastasse quanto sopra c’è anche l’allungarsi a dismisura di intrattenimenti elettorali che intrattengono sempre meno. A giugno molta parte degli elettori non ne potrà più di sentir parlare di competizioni fra soggetti di non esaltante caratura, per giunta con tutti che dicono di volersi occupare solo di “problemi concreti”, salvo supporre che sia concreto dirlo o essere snobbati quando nel concreto ci vanno veramente. In un Paese in overdose di chiacchiere, dove si suppone sia pluralismo il far esporre opinioni pensate accanto a sparacchiate buttate lì, per vedere l’effetto che fa, puoi sperare di mantenere calda l’attenzione su qualche punto, su qualche sfida, se non ne fai una roba che parte d’inverno e approda a un passo dall’estate. E’ vero che le campagne elettorali sono lunghe anche negli Stati Uniti, ma si tratta delle presidenziali, non delle municipali. E, comunque, colà sono regolate anche nella fase di scelta dei candidati.

Il governo, cui spetta il compito di fissare la data delle elezioni, è ancora formalmente in tempo. Scade oggi quello per sapere come saranno fatti i rimborsi degli investitori truffati da quattro banche, e ammesso e non concesso che si adempia a tale dovere, stabilito dal governo stesso, lo si sarà fatto all’ultimo minuto. Per le elezioni amministrative non è ancora scoccato. Posto che sarebbe stato estremamente semplice non ridursi alle ultime ore utili, quanto pesa il fatto che il presidente del Consiglio sia anche il segretario di un partito che, come egli stesso ha acutamente osservato, governa senza avere vinto le elezioni? Occhio, perché la storia è talora beffarda, con chi crede d’essere l’unico furbacchione in circolazione.

Pubblicato da Libero

Condividi questo articolo