Politica

Uscita dal labirinto

La politica italiana sembra presa dalla maledizione di Dedalo, il quale costruì il labirinto, voluto da Minosse per rinchiudervi il Minotauro, e ne rimase prigioniero. Provò a fuggire volando, con il figlio Icaro, ma le ali erano appiccicate con la cera e il sole le staccò, lasciandoli precipitare. Ebbe migliore fortuna Teseo, che uccise il mostro e ne uscì salvo, grazie al filo di Arianna. Quella che segue è una storia istruttiva. Il filo che l’Italia politica dovrebbe, adesso, seguire.

Nel 1980 un comico annunciò ai francesi che si sarebbe candidato alla presidenza della Repubblica. Il suo nome d’arte era Coluche, al secolo Michel Gérard Joseph Colucci. Di origine italiana. Cinque anni dopo fu attore in un film di Dino Risi: “Scemo di guerra”. Nel cast figurava anche un comico italiano: Beppe Grillo.

Lo slogan di Coluche ve lo scrivo in francese, tanto è chiaro il profondo significato: “Tous ensamble pour leur foutre au cul”. La presero a ridere, ma presto i francesi s’accorsero che i sondaggi gli assegnavano una notevole quota di consensi. Alla fine non si candidò. Ci furono passaggi luttuosi, ma è altra storia. Quel che c’interessa, per ragionare e ritrovare il filo che conduce fuori dal nostro labirinto, è che il sistema politico si mise una bella paura. Ciò che successe dopo è la sostanza che propongo.

I francesi votarono nel 1981. La scena non potrebbe essere più istruttiva. Il presidente uscente, Valéry Giscard d’Estaing arrivò primo, ma prese il 28,3% dei voti. Meno di quanti ne hanno presi Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi, a febbraio. Al secondo posto si piazzò François Mitterrand (25,9). Attenzione: al terzo giunse Jacques Chirac (18) e al quarto il comunista George Marchais (15,4). In pratica, sul fronte destro Giscard e Chirac si contesero la guida, mentre sul fronte sinistro la partita era fra Mitterrand e Marchais. Secondo la legge elettorale francese vanno al ballottaggio i primi due, con il risultato che Mitterrand fu eletto all’Eliseo, con il 51,1% dei voti. Da lì partì una presidenza forte, destinata a lasciare un segno nella storia francese. Questo si deve a due cose: a. il semipresidenzialismo (il ruolo del Parlamento francese è rilevante e il capo del governo non è il presidente); b. il ballottaggio a doppio turno. Avessero votato con i sistemi (istituzionale ed elettorale) italiani si sarebbero trovati in un vicolo cieco. Come noi, oggi.

Le obiezioni che si fanno al semipresidenzialismo, e più ancora al presidenzialismo, sono di due tipi: 1. troppa concentrazione di potere; 2. potrebbe darsi che si elegga un estremista, un demagogo, uno scassastato. La prima è ignoranza allo stato puro, perché i contrappesi istituzionali ci sono, forti ed efficaci. Come la storia francese dimostra, anche con le stagioni della “coabitazioni” fra maggioranze presidenziali e maggioranze parlamentari diverse (fenomeno conosciuto anche negli Stati Uniti). La seconda è infondata, anzi è vero il contrario: nel 2002, a causa degli errori commessi dai socialisti, il più votato, al primo turno, fu Chirac (appena il 19,9%) e al secondo posto si piazzò Jean-Marie Le Pen, un destrone grande amico di Giorgio Almirante e di Gianfranco Fini (prima che litigasse con sé stesso). Il risultato fu che i francesi si resero conto del pericolo, Chirac non accettò alcun confronto e praticamente smise di fare campagna elettorale, risultando eletto con l’82,2% dei voti.

E’ chiaro? Con meno consensi di quelli che gli italiani hanno tributato al Pd e al Pdl si formano presidenze e governi che, pur nelle (ovvie) alterne vicende, sono solidi e duraturi (tra parentesi: la magistratura francese provò ripetutamente a far cadere dei presidenti, i quali, però, sono intoccabili finché abitano all’Eliseo).

Eccolo, il nostro filo di Arianna. C’è poco da inventare, semmai solo da adattare. Quel sistema i francesi lo devono al generale Charles De Gaulle (che da noi fu dipinto quasi come fascista, lui, eroe della guerra contro il nazifascismo!), che lo instaurò sulle macerie della terza Repubblica. Noi di macerie abbiamo abbondanza, tocca a Pd e Pdl raccogliere il filo e usarlo. Può essere romantico immaginare di prendere il volo e scappare alle responsabilità, ma così facendo Bersani trasformerà il Pd nel Partito Dedalo, conducendo a morte i tanti Icaro che non capiscono, ma si adeguano.

Pubblicato da Libero

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