Politica

Vacanze e governo

Il governo non va in vacanza. L’idea delle “ferie” è tipica del lavoro dipendente, e, in ogni caso, non vanno in vacanza ad agosto né l’operaio né l’impiegato che siano stati assunti a giugno. Già nelle libere professioni il discorso cambia: un medico è tenuto ad intervenire in ogni caso, un avvocato non comunica all’arrestato che ci si rivede a fine mese. Anche nel commercio funziona diversamente, perché le botteghe osservano turni di chiusura (e sono favorevole a cancellarli, trasformandoli, semmai, in turni obbligatori d’apertura, per il resto: ciascuno lavora quanto vuole, anche fuori orario ed a ferragosto). Ma in quanto al governo, non c’è discussione, le “ferie” non esistono.
Non si tratta di far l’elogio dello stacanovismo, o ritornare al Mussolini che lasciava la luce accesa per far vedere che lavorava anche la notte. Persone troppo affaticate, inoltre, rendono poco. E’ bene riposare. Ma se sei ministro non puoi abbandonare i tuoi doveri, neanche per mezza giornata. Anche il Presidente degli Stati Uniti va a riposarsi, ma in luoghi che consentono la continuazione del lavoro, con staff sempre attivi e non con la sola consolazione di potere rispondere al telefono. Il posto di ministro non è una conquista sociale, talché si possa girare con la scorta e superare la fila negli aeroporti, non è una faccenda personale, sicché si ha diritto ad essere lasciati in pace e con compagnie che rispondano solo ai propri gusti, si tratta di un incarico di Stato, di un servizio alla Nazione, e chi non lo capisce si trova nel posto sbagliato.
Pininfarina è morto in un banale incidente stradale. Non è banale, però, che si stesse recando, in motorino, al lavoro. Lavorava, perché le sorti dell’azienda, quindi della sua famiglia, dipendevano dal suo impegno. Esistono, i Pininfarina, mica solo i riccastri cafoneschi, amanti dei barconi, ma non del mare. Esiste l’etica del lavoro. L’Italia e gli italiani non sono meno importanti della fabbrica e della famiglia. Il fatto che non siano proprietà di questo o quel ministro (ci mancherebbe!) comporta il dovere di maggiore impegno, non meno. E’ segno di decadenza morale, e mentale, il non comprendere che, nella vita pubblica, il costume (non da bagno) è sostanza. Suggerisco d’informarsi, presso Gianni Letta, su cos’è l’etica civile.

Condividi questo articolo