Politica

Video e sequel

I video messaggio di Silvio Berlusconi non è uscito, ma tutti lo hanno già commentato. Dicono che contenga i seguenti ingredienti: a. l’attacco ai magistrati; b. il ritorno a Forza Italia; c. la conferma del sostegno al governo. Come facciano a saperlo non lo so, ma è anche vero che Dudù esce per i bisognini e i segugi del migliore giornalismo dispongono di mezzi per interloquire. L’uomo accusato d’ogni tresca è divenuto così trasparente che tutti sanno quel che ha da dire prima ancora che lo dica. L’uomo accreditato di geniali trovate spiazzanti è considerato così scontato che ciascuno dei commentatori potrebbe registrare un messaggio analogo. Ad ogni buon conto: oggi dovrebbe essere il gran giorno del filmato. Lo vedremo. Intanto va forte, al botteghino, un sequel collaudato: Cassazione 2, la riscossione. Incarcerato il reo, le sue aziende paghino per risarcire la concorrenza. Per mostrare occhiuta precisione i giudici hanno tolto 23 milioni, fissando il dovuto a 541.

C’è un aspetto generale, il più importante: in Italia abbiamo la peggiore giustizia del mondo civile. Un baraccone lento che punisce prima di giudicare, toglie certezza al diritto e ai diritti, unisce in colleganza chi accusa e chi giudica, considera i togati non sindacabili ma sindacalizzabili, li pone al riparo di totale irresponsabilità. A questa tragedia sembriamo essere interessati in pochi. Per la gran parte del tempo considerati dei fissati e per i momenti di gloria quali favoreggiatori dei delinquenti. Rispetto a questo generale problema la sinistra ha la colpa di avere rinnegato la propri cultura pur di colpire l’avversario e la destra ha la colpa di avere voluto difenderne uno o pochi, fregandosene degli altri.

Poi c’è un aspetto specifico, relativo a Berlusconi. Il filmato non l’ho visto e non sento il bisogno di fantasticare, ma farebbe bene a dimettersi. La partita in quella commissione senatoriale è insulsa e persa. Persa anche nel caso (assi remoto) che fosse vinta. Una trincea inutile. La vicenda parlamentare di Berlusconi è finita. Egli fu capace di ridare un domicilio all’elettorato che già esisteva e aveva perso le proprie case storiche. Quell’elettorato esiste ancora. Nei momenti di debolezza pareggia quello della sinistra. In condizioni normali lo supera di molto. Un elettorato che per la seconda volta in ventidue anni si ritrova sfrattato da provvedimenti giudiziari. Solo chi è digiuno di democrazia e diritto può non considerare questo punto, decisivo e inquietante.

La politica, nell’era digitale (pure prima, in fondo), è fatta anche di leaders capaci di aggregare. Il problema, però, non è il nome del successore (non c’è successione), ma l’identità programmatica e i riferimenti valoriali. Non si chiama il popolo contro una sentenza (diverse sentenze), lo si chiama contro la malagiustizia. E non si annuncia la prosecuzione di un governo sol perché sarebbe non conveniente farlo cadere. All’Italia serve sapere cosa il governo sta facendo di conveniente, per tutti. E qui la risposta balbetta e non trova argomenti: galleggia, forse. Non si tratta di far volare rapaci o colombacei, ma chiedersi come possiamo essere inchiodati alla copertura di 4 miliardi dopo averne dati 51.3 per aiutare gli europei in difficoltà. Si tratta di spiegare se un governo c’è, prima di sapere se resterà. E se c’è in cosa rappresenta e difende gli interessi indisponibili di tutti. Si tratta, insomma, di ragionare e proporre non per rabbia, ma per voglia di cambiare un Paese che merita di meglio.

Pubblicato da Il Tempo

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