Politica

Vota il non voto

Il cielo mi guardi dall’entrare nel politicantismo post voto, con i soliti commenti che partono per dire e finiscono con il distinguere per riuscire a non dire. Possiamo risolvere la cosa in poche righe, perché questo è quel che vedo:

  1. Le Regioni sono prossime al capolinea. Non interessano gli elettori. Non funzionano. La sinistra riforma del Titolo V della Costituzione ha generato disastri. L’unica cosa che cresce è la spesa fuori controllo.
  2. Avevo scritto che sarebbero andati a votare solo i cointeressati e così è andata. La goccia d’ambra dentro cui vive la società emiliano romagnola è rimasta dov’era, ma rimpicciolita. Il pendolarismo calabro fra i nulla di fatto resta intonso, ma infiacchito dal disinteresse.
  3. Se quando si vota per il Parlamento europeo si dice che il voto è a Matteo Renzi non è che quando si vota per il Consiglio regionale si può sostenere che il voto è a Bonaccini. Decidersi. A me pare evidente che i sogni e le suggestioni non hanno mosso un solo elettore. Né a favore né contro. Direi che il dato è rilevante.
  4. Il centro destra che c’è non è un’alternativa. Si cannibalizza all’interno, ma non suscita appetito dall’esterno. Se manca un buon motivo per votare contro gli altri non se ne trova uno buono per votare a favore di questi. Anche questo dato è rilevante.
  5. Si può osservare che se la destra si radicalizza e leghizza ciò porta fortuna elettorale alla sinistra. E’ così, ma supporre che sia una risposta a quel che accade è come pensare che il terremoto sia un buon rimedio per quel tavolo che continuava a ballare.
  6. Gli ortotteri come antidoto all’astensione s’ammosciarono.

Il settimo punto è il più importante, tanto da lasciarlo senza ordinale: i problemi restano quelli che sono e dove sono. Il mondo politico, quindi quello istituzionale, è più debole. Non è una buona cosa. O, meglio, lo sarebbe anche, se solo lo si capisse.

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