Dopo avere letto l’Osservatore Romano, unico quotidiano che nasce dentro le mura leonine, molti hanno concluso: il Vaticano vota per Monti. Siccome i cittadini del Vaticano non votano proprio, né dentro né fuori quelle mura, l’affermazione deve intendersi in modo diverso: le gerarchie cattoliche daranno indicazione di voto a favore di Monti. Legittimo. Immagino che abbiano anche già capito come si fa a votarlo, sicché potrebbero far cosa gradita e spiegarlo anche a noi. Ma la questione vera è: quanto pesano i voti cattolici? e siamo sicuri che li muova il Vaticano? Rispondo e poi argomento: poco e no.
Essendo l’Italia il Paese ove più a lungo sopravvisse il potere temporale dei papi, si sono sedimentati antichi riflessi condizionati. Non sempre ragionevoli, anzi, spesso confondendo “cattolici” con “clericali” e “laici” con “anticlericali”. Esiste un radicato filone laico secondo cui ogni parola delle gerarchie, che riguardi vicende politiche o civili, debba essere denunciata quale “ingerenza”. Da laico non solo non condivido, ma mi pare del tutto logico che le convinzioni religiose si riflettano sulle scelte etiche, quindi anche politiche (semmai erano i Patti Lateranensi a escluderlo). Il fatto è che mentre i vertici politici e le pagine dei giornali annettono così tanta importanza alle indicazioni vaticane, nella realtà mi pare abbiano un peso minore. E decrescente. Se anche per il matrimonio, vale a dire per il più tradizionale e conformista dei riti, il sindaco batte il parroco è segno che s’è rotto più di un argine. Sono sicuro che su temi eticamente sensibili, quali, ad esempio, le coppie omosessuali o di fatto, la pressoché totalità del popolo credente ascolta i dettami della chiesa, ma non li condivide. Già votarono contro in due occasioni referendarie, del resto. Sono le forze politiche che faticano a capirlo.
Chi fa una gran battaglia sul “fine vita” (materia su cui penso sia impossibile legiferare, ma non per questo sia ragionevole proibire), supponendo di lanciare un’opa sui voti cattolici, farebbe bene a passare qualche sera negli ospedali i cui nomi e le cui amministrazioni richiamano la fede. Avrà di che ricredersi. Eppure il fraintendimento è assai diffuso, talché a destra come a sinistra ci s’affanna a baciar pantofole inesistenti. Per non parlare del folkore, quando i politici vanno a far processioni o baciar santi. Ai limiti della blasfemia. E volendo tacere di qualche esimio radiale convertito, che pretende dar lezioni di morale cattolica dopo aver provato a dar lezioni d’opposto. Soggetti da spettacolo.
Non esiste, quindi, alcuna questione cattolica? Non dico questo. Credo non esista un vero voto cattolico, nel senso di organizzato e che sia possibile dirigere. Esistono, però, le organizzazioni cattoliche, sia direttamente ecclesiastiche che del laicato, assai presenti nel nostro Paese. Il che non solo è legittimo, ma più che rispettabile. A meno che, come capita, non diventino cordate d’interesse e gruppi di pressione, nel qual caso è illegittimo bollare d’anticlericalismo chi vi si oppone. Mentre chiamare in causa l’anticattolicesimo sarebbe una speculazione e una bestemmia. Si aggiunga che tali organizzazioni, come capita anche alle reti “rosse” che ancora imbrigliano (anche queste sempre meno) parte d’Italia, hanno una spiccata tendenza a dipendere, quindi a difendere e far crescere la spesa pubblica. Una cosa è la sussidiarietà (faccio quello che lo Stato non può o non sa fare), altra la sostitutività (faccio quello che dovrebbe fare lo Stato, o che dovrebbe essere libera scelta, ma lo faccio a spese dell’erario).
C’è da dire che il mondo cattolico è più pluralista di certa politica, e sia fra le gerarchie che fra le compagnie e comunioni non mancano diversità e contrapposizioni. La secolarizzazione ha fatto venire meno la decisività del voto cattolico, affidandone la rappresentanza a capi che violano apertamente la dottrina, mentre la realtà appena descritta esclude che qualcuno possa disporne. Il “peso” del Vaticano è tutto dentro le teste di tanti politici opinionisti. Teste più pesanti che pensanti.
Pubblicato da Libero