Politica

Zuffe senza politica

L’esito scontato delle primarie, a sinistra, ne moltiplica la conflittualità. La scontata leadership, a destra, moltiplica le formazioni politiche, con scissioni e proposte di generale ricomposizione. A sinistra i candidati parlano come se il mondo fosse tutto compreso nelle beghe del loro partito, ancora non nato.

S’azzuffano sulle cordate, s’azzannano sul ruolo degli apparati, vaneggiano di “società civile”, i cui esponenti, un tempo, erano più appropriatamente definiti “utili idioti”. A destra ci si contendente il cuore ed il potere del leader, magari immaginando che a qualcuno importino, anche solo minimamente, le dinamiche della redistribuzione interna. Da tutto questo è stata espulsa la politica, intesa come gara d’idee e rappresentanza d’interessi.
Sapete dirmi qual è la diversa linea politica di un Veltroni, una Bindi od un Letta? O indicarmi la differenza programmatica fra Forza Italia ed il partito in presunta incubazione? Il difetto non è (solo) nei protagonisti, ma nel mancato chiarimento su quale sport si sta praticando. Se fossimo in un sistema maggioritario e si cercasse di dare vita a due partiti contrapposti, allora ciascuno di questi, dovendo potenzialmente rappresentare più della metà degli elettori, non potrebbe che essere composto da anime, idee ed interessi diversi. Ci sarebbero le correnti. Le regole di funzionamento interno indicherebbero come stabilire chi comanda, in modo che, in caso di vittoria, si saprebbe cosa fare. La parola passerebbe quindi agli elettori. Ma noi camminiamo in groppa ad un animale misto, che consente la rappresentanza a molti partiti e poi pretende di farli governare come se fossero uno solo. Alla fine, quindi, si stabilisce chi comanda ma lo si priva di ogni strumento operativo. Da qui il proliferare di acrobazie organizzative e nascite partitiche, senza che sia possibile discernere differenze estranee agli interessi personali degli acrobati.
Fermi non possiamo restare, perché ci massacriamo. La democrazia italiana ha bisogno di un approdo diverso, stabile e moderno, che rimetta in moto le riforme serie. Prodi ed il suo governo sono d’ostacolo a questo processo. Dopo averli eliminati, però, si abbia la lucidità di mettere mano ad una stagione costituente che ridia dignità alla politica ed alle istituzioni.

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